Gianluca Benamati | I frutti perversi del Referendum sono ancora tra noi.
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I frutti perversi del Referendum sono ancora tra noi.

 

In uno dei suoi interventi più appassionati Bersani ebbe a dire, riferito ai cinque stelle ed ai movimenti populisti, che in Italia i “populisti nascono fintamente a sinistra e poi ti sbucano a destra”.Mai fui d’accordo con lui così tanto. Il populismo fintamente di sinistra ha lasciato tracce dolorose ed indelebili nella carne viva del Paese.

Si può immaginare con quanto rammarico ho oggi letto il commento di Bersani nel quale si indicano  i cinque stelle come “l’argine di centro” contro la destra. Di cosa stiamo parlando? Dopo quattro anni, dopo il fallimentare tentativo del tragicomico governo di cambiamento, dopo gli insulti, le evidenti incapacità di governare, la chiara malafede di molti appartenenti a questo movimento oggi dire ciò del movimento cinque stelle è fuori da ogni logica politica e dalla realtà.

I perversi frutti del 4 dicembre continuano ad avvelenare il Paese. Non parlo solo della riforma dell’ordinamento della Repubblica, che a detta di autorevoli esponenti del “No” sarebbe stata portata a termine in sei mesi e che invece si è persa nelle nebbie della politica italiana e che si unisce alle infinte promesse mai mantenute da taluni politici, ma anche del quadro politico. Prima del quattro dicembre per molti vi era principalmente il tema di come evitare che il PD di Renzi raggiungesse da solo il quaranta per cento dei consensi, acquisendo così il premio stabilito dell’Italicum. Da allora in poi le cose sono cambiate. Oggi il PD ha subito la scissione, sta attraversando un congresso molto impegnativo e i sondaggi si fanno sempre più insidiosi.

In questo quadro le dichiarazioni di Bersani rendono ancora più evidente come il solo vero obiettivo della lotta politica interna al PD fosse Renzi. Che il tema della Costituzione sia stato brandito artatamente e sulla pelle del Paese solo per colpire al Referendum Renzi. Che oggi Renzi rimane per tanti il vero nemico da battere. Una ragione in più per sostenerlo al prossimo congresso.

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